
Oggi Ci siamo svegliati con una splendida notizia: la liberazione di Maurizio Coccolone, nelle mani dei suoi rapitori da ormai più di 100 giorni. In serata, però, è giunta la smentita ufficiale. Vediamo cos’è successo.
Nella notte le agenzie di stampa, l’Ansa in testa e con effetto domino tutte le altre, battono la notizia che quasi nessuno sperava più di leggere: “Probabile rilascio di Coccolone”. Quel “probabile” mette sull’avviso un po’ tutti, ma in casi come questi è consuetudine non esprimersi con eccessiva sicurezza, sicché prevale l’ottimismo e la notizia viene presa per buona, rimbalzando ed autoalimentandosi ad ogni passaggio d’agenzia.
Dalle sei la nostra redazione (assieme a quelle di tutto il mondo) comincia a tempestare di telefonate l’unità di crisi della Farnesina, ma una voce dapprima assonnata e poi sempre più adirata ci ripete che loro non ne sanno nulla. Ancora una volta prevale l’ottimismo, e interpretiamo quelle frasi come rituale prudenza.
Nel frattempo le agenzie forniscono nuovi particolari: la fonte, si dice, è un tassista di Kabul, che in passato è stato al soldo delle intelligence di mezzo occidente, ed è tuttora un punto di riferimento per tutti i traffici — leciti e meno leciti — della capitale. Voci di ambasciata sembrano avvalorare l’annuncio.
I giornali europei, ormai in edicola, preparano uno speciale per l’indomani, e contemporaneamente celebrano il fatto nella loro edizione telematica. Le testate americane, approfittando del fuso orario, danno già la notizia in prima pagina. Bruno Vespa si prepara ad una lunga diretta, e comincia a registrare servizi e contributi di esperti. La Farnesina tace. Hanno addirittura staccato il telefono.
I telegiornali del mattino aprono tutte le edizioni con servizi su Coccolone; sullo sfondo campeggia la fotografia, ormai tristemente celebre, che lo ritrae mentre la vile lama lo minaccia sul pitale. Vengono intervistati i soliti esperti e, visto che il tassista ha parlato di delinquenti comuni, viene sentito anche Graziano Mesina (Grazianeddu) che, raggiunto telefonicamente, si lancia in diretta su La7 in arditi confronti tra l’anonima sarda e i sequestratori di Coccolone. Alla Farnesina, i telefoni sono ancora staccati.
A metà pomeriggio il clima di giubilo che ormai pervade tutto l’Occidente viene adombrato dal primo, timido, invito alla prudenza: un’agenzia avverte che il tassista in questione potrebbe non essere il noto Abdullah Man Sajeh, ma il fratello di questi, Alì, conducente dal passato limpido ma dedito al bere e, quindi, del tutto inaffidabile. D’altra parte, fa notare il comunicato, la Farnesina non ha confermato nulla. I dubbi rimbalzano anch’essi da un’agenzia alll’altra, ma nell’animo degli italiani la speranza è ancora ben viva, e in ogni forum del mondo è chiaro che non ci si vuole rassegnare.
In serata, sulle speranze di tutti, la doccia fredda: il ministro degli esteri Fini convoca una conferenza stampa dall’unità di crisi e smentisce categoricamente il tutto.
Ancora una volta l’ansia di “dare la notizia” ha mandato in tilt (come si diceva ai miei tempi) il nostro sistema di comunicazione.
Bruno Vespa dovrà rimandare il suo speciale (Raiuno l’ha rimpiazzato con una replica de Il Commissario Rex), e la famiglia Coccolone, e noi con essa, dovrà aspettare ancora a stappare lo spumante. Nel frattempo, è giusto ricordare a quei signori che non avremo pace finché non potremo riabbracciare il nostro connazionale: siamo tutti Coccolone.
Questo sito viene aggiornato in base alla disponibilità degli autori (e all'esito della loro continua lotta contro la propria pigrizia); non è in alcun modo un periodico né un prodotto editoriale. Termini quali "redazione" o "articoli" sono da intendersi in modo del tutto scherzoso e autoironico, così come l'espressione "periodico per l'uomo mediocre" con cui talvolta viene definito il sito stesso. I commenti sono di responsabilità dei rispettivi autori.

Dove non specificato altrimenti, i testi di questo sito sono pubblicati sotto una
Licenza Creative Commons Ciò, in estrema sintesi, significa che potete utilizzare liberamente i contenuti di questo sito a
fini non commerciali. Ogni contenuto estraneo al dominio de "Il Superficiale" non è soggetto alla licenza sopra citata ed appartiene al rispettivo autore.
Email:
ilsuperficiale@ilsuperficiale.it